RAGAZZI E IRRITABILITÀ: PARLIAMONE

DA SENECA A SHAKESPEARE A OGGI L’ADOLESCENZA HA SPESSO FATTO RIMA CON IRA E AGGRESSIVITA’. IMPARIAMO A RICONOSCERE I SINTOMI, L’ORIGINE E LE CAUSE DÌ QUESTO COMPORTAMENTO

Sappiamo che una certa dose di aggressività negli adolescenti è normale perché segna il passaggio tra l’infanzia, quando si è disciplinati dagli adulti (genitori, insegnanti ecc.) , a quando, da adulti, ci si deve autoregolare. Non è un problema nuovo, già nel 1611, Shakespeare presentava così gli adolescenti della sua epoca:

« Sarebbe bene che l’ età degli uomini dai dieci ai ventitré anni non esistesse, o che la gioventù se la dormisse, perché non fanno altro, in questa età, che pensare a mettere incinte le ragazze, fare ogni sorta di soprusi ai vecchi, rubare e azzuffarsi tutto il tempo…».. – William Shakespeare –

In questo ambito le strutture neurologiche implicate sono diverse e dipendono dal funzionamento dallamigdala(1)e dell’efficienza della corteccia frontale(2), fermo restando che, comunque, il risultato dipende dal cervello nel suo insieme. Tra i neurotrasmettitori la serotonina sembra rivestire un ruolo importante nella gestione dell’aggressività. Il livello dell’aggressività, infatti,   appare inversamente proporzionale ai livelli di serotonina. L’ aggressività degli adolescenti è quindi problematica ma, nelle persone con aneuploidie dei cromosomi sessuali, il passaggio può essere dirompente

In ogni caso ci si trova smarriti a dover gestire la “ribellione” del proprio figlio, ma sarebbe importante, nell’ambito di controlli longitudinali, verificare se già in epoca infantile si osservano comportamenti che possono essere ricondotti ad un Disturbo da Comportamento Dirompente allo scopo di poter intervenire, con metodi mirati alla prevenzione, prima della pubertà.

 Pubblichiamo, a questo proposito, l’ABSTRACT  di un’interessante articolo della Dott.ssa Annapia Verri Neuropsichiatra Infantile,  sui  “Disturbi del Comportamento Dirompente (DCD)” tratto da: “Il Pediatra” pag 24-42, 2019

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<< I Disturbi da Comportamento Dirompente – DCD, (che comprendono il il disturbo oppositivo provocatorio – DOP e il disturbo della condotta) e il disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività, sono tra i più comuni problemi in età prescolare e scolare. Essi sono generalmente associati con un ridotto funzionamento scolastico, occupazionale e psicosociale.  La diagnosi di disturbo del comportamento va sempre posta nel contesto evolutivo. Il disturbo va attentamente differenziato dalla vivacità dei bambini normali, dalle condizioni legate esclusivamente a contesti sociali svantaggiati, ad esperienze traumatiche (abuso), ad atteggiamenti educativi incongrui e da comportamenti di disattenzione e iperattività associati ad altri disturbi dello sviluppo. In epoca adolescenziale, la maggior parte dei ragazzi che hanno presentato DCD in età infantile, continua a manifestare disturbi attentivi e impulsivi, mentre l’iperattività motoria è ridotta.  Lo scarso autocontrollo, le difficoltà di organizzazione e il difettoso utilizzo del tempo risultano in primo piano. Dal punto di vista clinico, assumono maggior rilievo i problemi associati, quali le variazioni rapide di umore e l’abuso di sostanze, il comportamento aggressivo. Per effettuare una diagnosi accurata di disturbo del comportamento è fondamentale associare alla raccolta anamnestica, all’osservazione ed al colloquio clinico con il bambino, una accurata valutazione globale del funzionamento cognitivo, emotivo, sociale ed adattivo. La raccolta prevede l’utilizzo di una batteria di valutazione psicometrica, l’osservazione clinica ed una raccolta sistematica di informazioni sul comportamento del bambino possibilmente in due contesti di vita (generalmente la famiglia e la scuola) fornite da fonti multiple e diversificate quali genitori, insegnanti, educatori. >>

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 E’ bene che gli educatori rammentino che l’oppositività, in questi casi, diventa una tensione di contrasto che non serve a costruire l’ identità dei ragazzi ma costituisce un danno per  loro stessi e per la società.

L’ira è un acido che può fare più danno al recipiente che lo contiene che a quello su cui si versa” Seneca –

Ci si trova a fronteggiare comportamenti senza freni , senza paura , senza pietà. Atteggiamenti che  sono espressione di qualche deficit di  funzionamento. Purtroppo il ragazzo che non ammette di dover cambiare qualcosa dentro di sé rende difficoltoso qualsiasi intervento.

Pensiamo sia necessario da parte dei genitori e di chi educa i ragazzi in difficoltà il Riconoscimento del Bisogno che sta alla base del comportamento deviante. Partire da quello che il ragazzo vuole piuttosto che da quello che gli manca può consentire l’instaurare di  un’alleanza perchè lui collabori in un percorso educativo e terapeutico.

  • Note:
  •   amigdala(1), o corpo amigdaloideo, è un complesso nucleare situato nella parte dorsomediale del lobo temporale del cervello che gestisce le emozioni e in particolar modo la paura
  •  corteccia frontale(2), detta anche PFC (dall’inglese Prefrontal cortex), è la parte anteriore del lobo frontale del cervello, situata davanti alla corteccia motoria primaria e alla corteccia premotoria

Autore: Giuseppina Capalbo – Equipe direzionale del Gruppo SVITATI 47

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