BABYWEARING? SI GRAZIE !

VI SARÀ CAPITATO IN MOMENTI NON SOSPETTI, DI VEDER PASSEGGIARE UNA MAMMA FELICE DI PORTARE IL SUO BAMBINO, PICCOLO, MENTRE DORMIVA BEATO, AVVOLTO IN UNA FASCIA CHE LE CONSENTIVA DI TENERLO SUL SUO CUORE. OPPURE UN PAPÀ CHE ORGOGLIOSO CAMMINAVA MOSTRANDO A TUTTI CHE LUI ERA UN PAPÀ-KOALA.

E questo il babywearing! L’arte del “vestirsi del proprio bambino” tradotto letteralmente, vale a dire portare e tenere addosso, a contatto con il proprio corpo, il proprio bambino.

Molto spesso alcune mamme in gravidanza tendono a vedere con sospetto questa pratica: per alcune è semplicemente una moda, per altre una scelta lontana dalla propria visione, per altre ancora un semplice aspetto sconosciuto su cui si riservano di approfondire e per altre,invece, è LA soluzione, l unica forse che potrà consentire loro di essere agili e dinamiche in casa e fuori casa.

Per dare qualche info ci tengo a far presente, che nel mondo animale esistono delle specie che praticano il babywearing con tutta naturalezza! Koala, canguri e scimmie sono solo gli esempi più famosi, ma nell evoluzione essere portati, essere tras-portati è stato molto utile per la sopravvivenza per alcune specie…

E ci crederete se vi dico che noi siamo tra quelle?! I nostri antenati ci trasportavano con l aiuto di supporti di fortuna fatti di pelli oppure i piccoli si aggrappano direttamente al pelo dei genitori durante la fuga dai predatori.
Ed i figli di quegli antenati li siamo noi.

Certo, ad oggi non ci sono predatori da cui fuggire, penserete, su questo siamo d accordo, ma il babywearing resta comunque una possibilità per la gestione del bambino nella quotidianità dei nostri giorni; in fondo il tempo che scorre, la freneticità e il termine “sbrigarsi” è talmente radicato in noi, da influenzare i nostri comportamenti anche quando non ce n è bisogno.

Il puerperio, quel periodo di circa 40 giorni che inizia dalla nascita si del bambino, ma anche di una nuova mamma e di un nuovo papà, sarebbe proprio uno di quei momenti in cui la frenesia, lo stress e la velocità dovrebbero restare fuori le mura di casa. Un momento di conoscenza e osservazione, di studio tra i componenti di questa nuova famiglia appena nata, fatto di nuove scelte, di prove, di aggiustamenti continui e ricerche di nuovi equilibri. È proprio da questo momento, volendo, che può entrare in gioco il babywearing: tranquillizzare il bambino quando niente sembra calmarlo, allungare i pisolini se utile e possibile, dilazionare le poppate; con questo strumento papa potrebbe dare il cambio a mamma e permetterle di riposare.

Oltre a questi, i possibili benefici sono diversi e molteplici. La riduzione del pianto è quella che solitamente è più notata, ma si può parlare anche di stimolazioni a livello fisico e cognitivo, la possibilità di osservare da un punto di vista più alto rispetto ai contenitori per bambini (sdraietta dondolini passeggini ovetti e simili in cui la posizione e fissa e seppur con sonagli e giochini, gli stimoli diventano presto già visti e poco spronanti), partecipare quindi alla vita quotidiana di mamma e papà, sentendosi parte integrante di questo sistema, la termoregolazione (immatura nei primi mesi di vita); inoltre il contatto facilita la relazione mamma/papà-bambino.
E per i genitori? Avere le mani libere per poter tenere una borsa, spingere il passeggino magari carico di spesa o tenere il guinzaglio del vostro cagnolino potrebbe essere davvero un valido aiuto sí pratico, ma anche a livello di autoefficacia, vale a dire la sensazione di essere competenti e potenti nel gestire una situazione così complessa e articolata, insomma sentirsi autonomi a tal punto di pensare di avere dei superpoteri!

I bambini possono essere portati sin dalla nascita e fin quando portatore e portato lo vogliano, ma resta fondamnetale una regola: mamma/papà devono sentirsi di portare il proprio bambino: la pelle ed il contatto sono il veicolo più facile per comprendere le emozioni dell altro; à importante sentirsi quindi a proprio agio affinché il bambino avverta sensazioni positive! Viceversa, sarebbe meglio trovare un altro strumento che possa supportare la genitorialità nel pratico quotidiano. E proprio per questo aspetto che non c’è un momento stabilito per iniziare, sebbene le tappe evolutive del piccolo potrebbero alle volte minacciare la riuscita. Il percorso del babywearing è tuttavia soggettivo, varia da famiglia a famiglia e, addirittura, nella stessa famiglia da figlio a figlio! L’unica regola sempre valida è l’ascolto di chi porta e di chi deve essere portato, non ci sono obblighi, ma perlopiù piaceri.

Il babyweairng, inoltre, allenando l’equilibrio, prepara il terreno al momento in cui il bambino raggiungerà la posizione eretta : il sistema vestibolare del piccolo, sia in stato di veglia o di sonno, viene continuamente stimolato grazie ai movimenti del portatore, che, sentendolo ben assicurato a sé, solitamente non sospende le attività in programma e non rinuncia a lunghe passeggiate o a faccende in casa. Ed è proprio la combo stretto contatto-movimento, quindi propedeutica all’affinare la propriocezione, ossia, quella capacità (senso, per alcuni studiosi) di comprendere le informazioni relative al proprio corpo, fondamentale per l’affermazione e la fiducia in se stessi.

E i bimbi con aneuploidie dei cromosomi sessuali possono essere portati? Nella maggioranza dei casi sì! Mi preme ad ogni modo ribadire che nei casi di particolarità genetica, è molto importante lavorare in team con più professionisti: una differenza genetica è molto facile che ne comporti, quindi altre possibili sfere psicofisiche. In casi di ipotonia, ad esempio, il babywearing è possibile, anzi consigliabile per molti aspetti, (propriocezione, sviluppo e rafforzamento della muscolatura), ma in alcuni casi, sarebbe bene valutare con il medico interessato per valutare quale eventuale supporto poter utilizzare.

“i bambini con un tono basso (ipotonia) sono maggiormente soggetti a displasia dell’anca perché in posizione supina le loro gambe si aprono completamente(a rana). Hilke Engel-Majer, fisioterapista di lunga esperienza, afferma e sottolinea l’importanza di portare i bambini (ipotonici) nella fascia lunga. Infatti nella posizione divaricata seduta le gambe vengono”fissate” nell’angolatura ottimale, e addosso al corpo del genitore la loro intera muscolatura viene stimolata e rafforzata.” dal libro “portare i piccoli di Esther Weber

Nel prossimo articolo approfpndiremo i benefici del babywearing e di altre cure prossimali in presenza di ipotonia, caratteristica principale a livello muscolare dei bimbi con aneuplidie dei cromosomi sessuali. Vi aspetto!

Mamme e papà, per dubbi e/o chiarimenti e/o approfondimenti in merito al “babywearing“, vi lascio la mia email: dimodugnonoemi@gmail.com e il mio cellulare: 340 692 5592. Sarò ben lieta di dare ulteriori indicazioni per chi avesse dei gemellini.

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Autore: Noemi Di Modugno – Task Force del Gruppo SVITATI47

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